E quindi uscimmo a riveder le stelle
Alla fine di settembre alcune classi del Liceo Plinio si sono recate presso il Monte Soratte per un evento speciale. Sotto la guida di professori Subrani, Zicconi e Battistoni i ragazzi hanno potuto ammirare la bellezza del cielo stellato, confrontarsi con l'ampiezza del cosmo, riflettere sulla profondità e il significato del proprio "de-siderio".
Dopo una passeggiata sul far della sera, i versi di Dante, Pascoli e Leopardi hanno abitato il fitto buio del bosco di Sant'Oreste.
Ripreso il cammino, uno squarcio tra gli alberi ha rivelato le prime luci nella volta celeste: la costellazione di Cassiopea, con la sua inconfondibile forma a "W", la costellazione del Cigno a cavalcare la linea argentea della Via Lattea, la costellazione dell'Aquila e della Lira a dar forma, con le loro stelle principali, al famoso "Triangolo Estivo". E' questa l'occasione per imparare a orientarsi nel tempo e nello spazio: le stelle che compongono una costellazione sono veramente vicine una all'altra? Cos'è un anno luce? Stiamo guardando nel passato? I ragazzi hanno imparato a riconoscere nel cielo la Stella Polare, la stella che oggi indica il Nord. Hanno scoperto con grande sorpresa che non è la stella più luminosa nel cielo e, ancor più sconvolgente, non sarà sempre lì ad indicare il Nord. A causa del moto di precessione dell'asse terrestre infatti, Polaris, dovrà lasciare il compito ad una stella ben più luminosa, Vega. Possiamo, tuttavia, stare tranquilli per ora, bisognerà aspettare ancora 14000 anni perché i marinai cambino le loro abitudini di navigazione.
Ripreso il cammino si è arrivati finalmente in cima al monte. La luna comincia ad alzarsi sull'orizzonte, Giove e Saturno svelano nel cielo una linea immaginaria che segna il piano su cui giacciono i corpi nel sistema solare: l'eclittica. C'è ancora spazio per i versi dei classici Greci, i miti, alcuni passi dell'Antico Testamento, tra le cui pieghe si raccontano i segreti del firmamento. Alla fine della serata è ormai chiaro: il cielo porta con sé il racconto millenario di uomini che fin dalla loro esistenza hanno voluto incidere nella volta celeste le proprie ansie, le proprie speranze, la propria storia.
Ecco dunque che l'universo che ci avvolge con tutti i suoi misteri (la fisica che conosciamo è in grado di spiegare solo il 5% di quello che osserviamo), diventa per l'uomo un caro specchio, che urge una domanda di senso ben espressa dai versi di Leopardi:
"E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo
Infinito Seren? che vuol dir questa
Solitudine immensa? ed io che sono?"
Con l'augurio di non perdere di vista queste domande, di scoprire chi siamo studiando matematica, filosofia, latino..la serata volge al termine, è ora di tornare a casa.
